Skip to content
06 6476 0188 amka@assoamka.org DONA ORA

Con le donne, per le donne: il nostro 25 novembre

 In questi giorni porto dentro, da giovane donna quale sono, una rabbia bruciante, che non mi paralizza, al contrario. È una sensazione forte che mi spinge all’azione. Qualche giorno fa è arrivata la notizia della morte di Giulia Cecchettin, un altro femminicidio a completare la già lunga lista del 2023. Non so cosa avesse la sua morte in più rispetto ad altre, forse solo che è avvenuta molto vicino al 25 novembre, data internazionale contro la violenza sulle donne, ma ha scatenato un’ondata di indignazione e voglia di cambiamento che mi ha inevitabilmente toccata anche mentre sono qui in Guatemala, dall’altra parte del mondo.

Durante i primi due mesi qui, ho conosciuto un collettivo di donne attivo nel dipartimento del Petén, dove mi trovo attualmente. Si chiama Ixqik. Il suo nome in lingua maya vuol dire “Signora del sangue”. Ixqik, mi racconta Guadalupe Figueroa, una delle donne che collabora con il collettivo, è una dea, figura chiave del Popol Vuh, il libro sacro maya. La storia racconta di come lei rimanga incinta attraverso un albero magico, rimanendo vergine. La sua gravidanza le procura però solo odio e accuse da parte della famiglia, e la costringono a fuggire. La storia di Ixqik è l’ennesima espressione di emarginazione, lotta femminile, resistenza contro una società in cui il patriarcato è radicato e difficile da estirpare.

Oggi, 25 novembre, il collettivo Ixqik organizza un evento commemorativo nel parco centrale di Santa Elena, uno dei municipi più grandi della regione. La giornata inizia dalle 7 del mattino, aiuto le ragazze del gruppo a scaricare, montare tavoli, preparare sedie e appendere striscioni. C’è un bel sole oggi, non fa freddo e inizia ad arrivare gente. Purtroppo, di uomini ne vedo ben pochi, forse giusto tre o quattro che accompagnano le mogli. Di donne, invece, tantissime. Bambine piccole, giovani ragazze della mia età, donne più grandi e molte signore più anziane. L’atmosfera in un attimo si tinge di viola, rosa, azzurro, verde. Musica e canzoni di protesta si diffondono nell’aria, insieme a tante voci e risate.

La giornata è anche un’occasione per alcune donne di vendere i propri prodotti: dalle classiche bancarelle di frutta e verdura, che le signore raccolgono direttamente dal proprio orto di casa, ai prodotti più disparati come borse intrecciate a mano, tazze di argilla, fiori di stoffa, cucchiai e oggetti da cucina in legno lavorati artigianalmente. Attraversato questo mercatino colorato e vivace, nella zona centrale del parco compagna Iliana Tzin, rappresentante del collettivo Ixqik, coinvolge le donne in svariate attività: a terra ci sono sagome di carta di bambine, con tanti fiori e candele intorno. Ciascuna immagine rappresenta una donna, una bambina uccisa durante quest’anno.

Siamo qui per ricordare i nostri diritti. Per tutte le donne violentate, uccise. Ma anche per celebrare la vita. La vita di chi rimane a lottare per garantire un futuro libero e sicuro”. Le parole di Iliana risuonano al microfono mentre un gran numero di donne forma un cerchio intorno alle sagome di carta. Intrecciamo le mani l’una con l’altra e le solleviamo, in un gesto di amore e di supporto.

In Guatemala l’aborto è illegale e quasi non si parla dell’argomento. Ogni volta che provo a domandare, ricevo sguardi confusi e un improvviso distacco. È un tema complesso e difficile da comprendere, soprattutto per quelle donne che fanno parte di comunità più rurali, isolate e sprovviste di educazione.

Secondo i dati raccolti da un collettivo di ricerca del Petén, Tan Ux’il, in tutto il Paese, soltanto nel 2022 ci sono stati 65mila casi di maternità nelle adolescenti, in una fascia di età tra i 15 e i 19 anni, mentre 2mila sono i casi di maternità nella fascia 10 -14. Solo nel Petén, il totale di gravidanze adolescenziali è di 5652, di cui 99 nel municipio di Santa Ana, dove si trova la Cooperativa Nuevo Horizonte con cui Amka lavora da anni. Le principali cause sono attribuite ad una mancata istruzione, agli alti tassi di povertà e ai numerosi casi di violenza e abusi che queste donne sono costrette a subire dentro le mura domestiche. Sempre nel 2022, Tan Ux’il ha registrato 328 morti provocate dalla gravidanza, dal parto o per complicanze successive al parto. Nel 90% dei casi erano morti che potevano essere previste ed evitate in tempo.

Tan Ux’il, Ixqik, Acnur, Latimos Juntas, sono tutti collettivi e gruppi che si occupano di lavorare a stretto contatto con questi temi. Conosco e parlo con tante ragazze di ognuna di queste associazioni. Mi raccontano di come lavorare in Guatemala sia faticoso, perché alcuni temi sono ancora difficili da affrontare a causa di strutture sociali basate su maschilismo e segregazione della donna dentro casa. I collettivi si occupano di dare il loro appoggio a livello di salute, fisica e mentale, ma anche di organizzare incontri che puntano a sviluppare un pensiero critico, su tematiche come i diritti della donna, la violenza domestica, la consapevolezza di avere libera scelta del proprio corpo.

L’ultima parte della giornata è dedicata alla fabbricazione di piccoli aquiloni, qui chiamati “barriletes”. Iliana mi spiega che l’arte dei barriletes in Guatemala è da anni parte della cultura maschile. Sono gli uomini a costruirli e ad esibirli durante le principali festività e le ricorrenze. Oggi il desiderio delle compagne del collettivo è provocare un ribaltamento. Sono le donne presenti questa volta a elaborare il proprio barrilete, per poi farlo volare “liberando” le emozioni accumulate durante la giornata. Guardo il cielo colorato pieno di aquiloni e penso che per tutte le donne del mondo, in Italia come in Guatemala, di strada da fare ce ne sia ancora tanta, ma forse lottando insieme la si può percorrere più velocemente, con un passo determinato e sicuro.

Valeria Todaro

Volontaria di AMKA

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su
Cerca