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Un'indipendenza malata

Il 30 Giugno è un giorno particolare per il Congo, è il simbolo di una conquista di un nuovo  nome, di una nuova identità e di una nuova fase storica. Se, questa nuova fase sia effettivamente nuova, è un enorme dubbio sollevato dagli eventi dei suoi primi cinquant’anni. Il mese scorso è stato nella Repubblica Democratica del Congo pieno  di festeggiamenti, musica e colori. E’ il mese dell’indipendenza.
 
L’indipendenza del Congo, oggi proclamata d’intesa col Belgio, paese amico con quale trattiamo  in posizione di uguaglianza, è stata conquistata attraverso una lotta di tutti i giorni, una  lotta ardente e idealista, una lotta nella quale non abbiamo risparmiato le nostre forze, le  nostre privazioni, le nostre sofferenze e il nostro sangue (…) ne siamo fieri: fu una lotta  nobile e giusta, una lotta indispensabile per porre fine alla schiavitù umiliante che ci fu  imposta con la forza“.
 
Queste sono le parole del primo discorso di Lumumba, simbolo dell’  indipendenza di questo Paese, eroe nazionale, coraggioso personaggio del movimento  indipendentista degli anni ’60.
 
 
I passi fatti d’allora sono molti, le relazioni e lo status politico sono cambiati in tutti i  sui aspetti ma la domanda che oggi si pone è se veramente questa indipendenza sia tale,  soprattutto per chi come noi è impegnato in questo Paese e vede la realtà con gli occhi della popolazione.
 
 
La commemorazione di quel 30 Giugno 1960, lontano ormai cinquant’anni, è una presa di conscenza  in quanto le cose siano lontane da quell’ “ideale” tanto auspicato da Lumumba ma rappresenta  altresì la strada percorsa fino ad ora da questo Paese verso la tanto agognata libertà, una  libertà come afferma lui stesso all’insegna della “giustizia sociale, della giusta retribuzione  per ciascuno (…) delle leggi giuste e nobili, del rispetto delle libertà fondamentali (…) della  dignità umana“.
 
Il Congo è un enorme Stato, spaccato da una storia che passa per una dittatura decennale, una  guerra lacerante, diviso da una logica economica opprimente ma che inizia a far sentire la sua  voce nelle tribune delle più grandi Organizzazioni Internazionali.
 
La febbre del cinquantenario” così è stata chiamata la foga dei festeggiamenti che hanno  pervaso il Paese, spieriamo sia il sintomo di una consapevolezza latente dei congolesi delle  proprie ricchezze e della spinta necessaria per un cambiamento significativo.
 
La vicinanza alla Repubblica Democratica del Congo la dimostriamo con un augurio d’indipendenza  intellettuale e non politico- amministrativa alla classe dirigente di questo Paese e non solo,  ma anche la speranza di un futuro che meriti davvero l’indipendenza.

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