Sofia Salardi è una volontaria di AMKA, impegnata dal 2021 nei progetti di supporto alle…

Risveglio in Congo
07/08/2018, ore 7:00.
La sveglia suona, apro con fatica gli occhi, stanca ancora dal lungo viaggio Roma-Addis Abeba-Lubumbashi. Allungo un braccio sopra la testa per stiracchiarmi, mi guardo intorno. Dal soffitto pende un gancio a cui è appesa una zanzariera che ricade sul mio letto, con cui a quanto pare stanotte ho litigato. Le quattro mura della stanza sono grezze e spoglie ma c’è una luce particolare che invade quel piccolo ambiente: una luce calda, accogliente, rassicurante. Rassicurante e forse non è un caso, perché le domande nella mia testa sono tante, la curiosità mi pervade: è il mio primo risveglio a Lubumbashi, Repubblica Democratica del Congo, e ciò che mi aspetta fuori dalla porta è la mia prima giornata sul campo con i bimbi del villaggio di Mose, nell’area di Mabaya, a pochi chilometri dal confine con la Zambia. Io ed i miei compagni di viaggio abbiamo preparato con minuzia le attività di prescolarizzazione da svolgere con i bambini, ma concretamente come funzionerà? A che ora arriveremo al villaggio? Chi conosceremo? Sarò in grado?
A marzo 2018 sono entrata in contatto per la prima volta con la realtà AMKA e con le meravigliose persone che compongono questa famiglia, tanto variegata quanto unita nella convinzione che un mondo più giusto è possibile, ed oggi eccomi qui, al primo giorno in Congo, pronta a vivere ed accogliere a braccia aperte questa esperienza, con tutte le sue sfumature.
Già, perché di sfumature si tratta: da quelle pastello della tenerezza e spontaneità di un bambino che ti prende per mano e ti sorride timidamente, per passare a quelle più decise, rosse o aranciate proprio come la terra congolese, della gioia che riempie occhi e cuore nel vedere i bambini rincorrersi spensierati tra un gioco e l’altro; fino a scendere negli abissi delle sfumature più tetre, come l’angoscia e l’amarezza nell’osservare un papà in sella alla sua bici, carica di chili e chili di carbone, che ogni giorno percorre chilometri di strada Kasumbalesa, dal villaggio in cui vive alla città, Lubumbashi, andata e ritorno, “solo” per portare a casa qualche dollaro in più per la sua famiglia.

Perché questo non è solo un viaggio fatto di chilometri percorsi e continenti attraversati in volo, bensì un viaggio nel nostro profondo. Un viaggio per cui parti con pesanti bagagli, pieni di pensieri ed aspettative, oltre che di indumenti traspiranti e fedeli spray antizanzare, ma da cui torni con nient’altro che l’essenziale. Al ritorno, le tue valigie saranno arricchite da ciò che il tuo cuore ha vissuto ed i tuoi occhi hanno visto lì, ma ti renderai conto che i bagagli sono comunque leggeri. Riporti con te in Italia le mattinate passate con i bambini nei villaggi, tra giochi e lettere dell’alfabeto; i loro sorrisi ed occhi profondi; le canzoncine imparate a memoria con i maestri, che poi finisci per cantare anche tu in un arrangiatissimo swahili; l’affetto della famiglia AMKA Katanga; le chiacchierate e gli scambi di idee con i preziosi compagni di viaggio; l’accoglienza di un popolo che continua a ballare e cantare incessantemente sotto la “pioggia” della loro miseria. Scopri che, in fondo, ricevi moltissimo, rispetto a ciò che dai. Impari a lasciare andare pensieri e preoccupazioni inutili ed al posto loro accogli tutto ciò che un viaggio del genere è in grado di offrirti.
Spengo la sveglia del cellulare, scosto la zanzariera e mi metto a sedere sul bordo del letto. Di là qualcuno è già in piedi. Dalla piccola finestra che fa filtrare i raggi del sole, coperta da uno sgargiante rettangolo di “pagne” improvvisato a tenda, si riescono a sentire tanti suoni differenti: clacson, gente che discute animatamente, rumba congolese che proviene da casse gracchianti.
Primo giorno in Congo: mi sento a casa. E proprio come la parola swahili “AMKA” suggerisce, capisco che è ora di “svegliarsi”.
Giulia Valletti, volontaria AMKA 2018
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