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Notting Hill a Lubumbashi

Non sono certa che se mi ci portassero bendata, senza esserci mai stata prima, collocherei il suo intreccio di vicoli all’interno di Lubumbashi.
Il quartiere della Ruashi si discosta per moltissimi aspetti dalla città a cui appartiene.
Le sue modeste abitazioni, costruite l’una sull’altra in momenti diversi, ma soprattutto di forme, dimensioni e materiali differenti, la sua terra più bruciata di quella che si vede in giro, distribuita lungo stradine strette che brulicano di persone , bambini scalzi e galline, tra i panni stesi le mercanzie sistemate su qualunque tipo di superficie si presti ad esporle a chi passa, avvolgono te passeggiatore curioso in una realtà parallela.
Ma il fascino del quartiere non si limita a questo aspetto o al fatto che i più sognatori ritrovino nelle porte colorate, che contraddistinguono gli ingressi alle piccole case, un po’ del celebre quartiere londinese: il fatto che la Ruashi sia anche chiamata “quartier des artistes” rende il tutto ancor più suggestivo.IMG_3565 (1)
Da tre settimane ormai ne vivo la quotidianità e con entusiasmo seguo i progetti che Amka ha avviato, progetti che valorizzano e aiutano a sfruttare nella maniera più intelligente il lavoro di chi vi abita. Gli artisti in questione sono artigiani della malachite, pietra verde di cui il Katanga, regione del Congo in cui ci troviamo, è ricco, e il nostro lavoro qui è, dopo aver insegnato a chi non ne aveva uso e costume, a valutare il prezzo di un prodotto in base a tempo, materiale e manodopera, incentivarne il mercato. Troppo spesso infatti il rischio era che, pur di assicurare un pasto a moglie e figli, l’oggetto di lavoro e fatica fosse dato via a meno del suo valore . Un concetto, una filosofia di vita, un metodo di lavoro nuovo, diverso che con pazienza si integra giorno dopo giorno in questa piccola società.
Spesso e volentieri gli artisti con cui lavoriamo producono gioielli che, ancor più spesso, hanno bisogno di essere “montati”: abilità di Amka è stata quella di coinvolgere le donne del quartiere nel montaggio, dopo un’attenta sensibilizzazione e formazione sul lavoro.
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E’ così che con interesse in questi giorni assisto alle riunioni degli artigiani, definiti artisti, prima ancora che dalla loro lingua, dalla passione che mettono in ciò che fanno, e seguo le donne nel loro lavoro, le ascolto, entro nei loro discorsi.
Seduta con le “mamans” intorno a tavoli posti per l’occasione in uno dei tipici giardinetti di terra annessi a quelle casette fuori da ogni tempo, osservo i colori, faccio mie parlate, odori, dinamiche che si susseguono nelle diverse ore del giorno.
Tra una perla e l’altra, mentre compongono le collane di malachite, queste donne mettono voglia di fare, voglia di indipendenza, buona volontà.
Le nostre valigie al ritorno non saranno piene solo dei gioielli confezionati qui, presto esposti nell’ufficio di Amka, ma di una ricchezza che pesa  e vale più di tutto l’oro del mondo.
Margherita

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