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Essere muzungu in Congo

Dal diario di Matilde:
“L`Africa sembra un grande cuore, che ti conquista con l`amore, due mani nere e un cielo blu, lo stesso cielo che hai tu.”
Di mani nere qui ne abbiamo strette tante. Mani nere, sporche, sudate, ricche di storie e di incontri. Mani di capi villaggi, mani di infermieri, mani di persone incontrate per strada, mani di maestri, mani di bambini.
La sensazione che provo da quando sono in Congo e` un insieme di gioia, impotenza ed imbarazzo.
Gioia perché essere qui ti riempie il cuore di qualsiasi semplice emozione. Un sorriso, un abbraccio, una smorfia, hanno un valore diverso. La semplicità dei gesti rende tutto unico ed emozionante.
Impotenza perché di fronte a tanta tristezza non sai mai se e come poter migliorare le cose. Sembra che tutto il male del mondo ricopra questa terra rossa.
Imbarazzo perché qui noi siamo chiamati “muzungu”, che significa “il bianco”.
Muzungu e` soldi, felicita`, ricchezza. Ci assegnano un`etichetta che non ci rispecchia, che non mi rispecchia perché credo che su questa terra siamo tutti uguali nella nostra diversità.
A volte quello che i congolesi pensano di noi muzungu e` fin troppo lontano dalla realtà. I bambini ti abbracciano, ti salutano, ti guardano con ammirazione, ti baciano braccia e mani fino al punto di farti sentire in imbarazzo.
Perche` tu non sei quella persona che loro pensano, perché tu non sei il muzungu che loro hanno in mente, perché tu non vuoi essere e non sei quel muzungu.

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