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Libros Despertados / Trasferta El Aguacate

Libros Despertados / Trasferta El Aguacate

“Ma siete proprio sicuri di voler venire fino a qui? Io sabato sarò tutto il giorno all’Università e ci potremmo incontrare lì!”
“No Diana, ci piacerebbe venire a visitarti nella tua scuola, conoscere la comunità e i tuoi studenti! Va bene giovedì per te?”
“Perfetto!”
Dopo un’attenta ricerca della comunità El Agucate sulle mappe online che non ha prodotto alcun risultato decidiamo che saremmo dovuti partire con largo anticipo. Chilometri? Non più di 80 ma “vedrai che strada” dice Virgilio, il professore di spagnolo della scuola popolare di Nuevo Horizonte.
Così, giovedì mattina ci mettiamo in moto molto presto. Noi. Perché la macchina proprio in moto non si metteva, ci abbiamo dovuto combattere 20 minuti prima che finalmente si accendesse. Si parte!
I primi chilometri andiamo spediti che sembriamo Bruno nel Il Sorpasso. Senza Lancia Aurelia e forse con un pizzico di fascino in meno. Ma comunque belli sparati arriviamo al bivio a 55 chilometri in poco più di quaranta minuti. Si vola.
Ma al bivio, Virgilio, pericolosamente, rallenta. Andrea esclama “Virgilio non dovremmo mica prendere quella strada lì eh!”.
Dopo due ore e mezza e più di 10 stop per chiedere indicazioni la cui risposta è sempre, sempre, stata: “Continua dritto, mancano 10 chilomentri!” oppure “Continua dritto, mancano 5 comunità” oppure, nel paese delle ceibe, “Quando vedi una ceiba grande prendi a sinistra”.
Abbiamo passato decine di comunità, trovato bellissime ceibe e fatto, almeno spero, molti chilometri.
Come si sente spesso per le vie cubane: Sin prisa pero sin pausa. (Senza fretta, però senza mai fermarsi)
Arriviamo finalmente al Aguacate, graziosa comunità, “vagamente” persa nelle campagna del Petén guatemalteco. Ci fermiamo davanti alla chiesa e chiamiamo la professoressa Diana.
Uno si aspetta il classico TUC TUC e invece “Tu me partiste el corazon, pero mi amor no hay problema, No, No…” (Tu mi hai rotto il cuore, però non c’è problema amore mio) arrivati qui mi risponde. E menomale. Confesso che la prima volta è stato uno schock. Ha l’accortezza di rispondere sempre in tempo e non far continuare la canzone che farebbe così “Ahora puedo regalar un pedacito a cada nena” (ora ne posso regalare un pezzettino a ogni pischella). Daje
Davanti la scuola c’è un bel cartello che spiega il numero di abitanti della comunità e da diverse informazioni.
La scuola è un Nufed. I Nufed sono delle scuole medie che si sviluppano in contesti comunitari isolati e poveri. La scuola popolare di Nuevo Horizonte è un Nufed.
Diana ci ha accolto molto entusiasticamente, è una donna che emana molta energia. Non potrebbe essere altrimenti visto che è la unica professoressa della scuola. Da sola gestisce prima, seconda e terza media. Come? Volendo. E facendo due minuti in ogni classe.
Ah, che ci sia un problema di qualità e di attenzione all’apprendimento? Siamo d’accordo. Ma ragazzi qui non è questa la priorità assoluta.
Diana ci ha raccontato che la scuola elementare della comunità ha circa 100 studenti e lei solo 17. Come mai? Ai genitori interessa solo che i propri figli imparino a leggere e scrivere e poi via a lavorare nei campi. Ci ha anche spiegato la situazione dell’alto tasso di analfabetismo proprio tra gli adulti, che sono il principale ostacolo per i bambini che vorrebbero continuare a studiare dopo le elementari.
Come si inserisce Libros Despertados in questo contesto? La natura di Libros Despertados è proprio quella di facilitare l’accesso alla cultura in un contesto dove non lo è.
Pensate come cambierebbero le lezioni se Diana potesse dire ai propri studenti, mentre si assenta per andare nell’altra classe, leggete da qui a qui, quando torno lo commentiamo insieme.
Infine, affamanti ma molto felici di aver conosciuto Diana, ci rimettiamo in cammino verso Nuevo Horizonte consapevoli che eravamo solo a metà dell’opera!

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