In questi giorni porto dentro, da giovane donna quale sono, una rabbia bruciante, che non…

La storia di Ilunga
Qualche mese fa, in un pomeriggio come tanti, verso la fine della stagione delle piogge, al Centro di Salute del villaggio di Kanyaka, è arrivata una madre con tre bambini.
Lei, Ngalula, 24 anni è già madre di 4 figli. Si è recata al Centro di salute dal lontano villaggio di Dilefwe percorrendo più di 24 km a piedi spinta dall’impossibilità di allattare. Con lei la piccola Mwemba di qualche mese, il piccolo Ilunga, un bambino albino di 2 anni, e Marine la più grande di 6 anni. A casa, con i vicini ed il padre disabile, è rimasto Ton Ton, il fratellino albino di Ilunga.
Qui in Congo la stagione delle piogge è la più dura in particolare negli ultimi mesi: il periodo del raccolto (mais) è ancora lontano e i casi di malattia aumentano in modo esponenziale. Tutti e tre i bambini, compresa la madre si sono presentati al Centro di Salute con i chiari sintomi della malnutrizione. Ad aggravare la situazione si è aggiunto il mancato rifornimento da parte delle autorità locali degli alimenti necessari per il trattamento della malnutrizione.
Io sono arrivato in Congo ad inizio giugno ed è il mio primo giorno in visita al Centro di Salute di Kanyaka. La mia attenzione viene immediatamente catturata dal piccolo Ilunga che se ne sta seduto in un angolo in disparte all’ombra per proteggersi dai raggi del sole. Chiedo al personale sanitario di raccontarmi la loro storia. Ilunga, la madre e le sorelline stanno bene e questo grazie a chi lavora nel centro che oltre ad essersi impegnato nel fornirgli le cure necessarie ha messo a disposizione quel poco che aveva per poter permettere alla famiglia di riprendersi e tornare a casa.
È il primo giorno della campagna di sanità mobile prevista per il mese di giugno e ci stiamo dirigendo al villaggio di Dilefwe, con noi il personale medico, le due ostetriche volontarie, Letizia e Francesca, e Ilunga con la sua famiglia che si appresta a rientrare a casa dopo due mesi di permanenza al Centro di Salute. La strada è lunga e non facile da percorrere e mi chiedo come una madre con tre figli al seguito sia riuscita a percorrere tutti quei chilometri a piedi e sotto il sole africano.
Arriviamo a Dilefwe e lasciamo i nostri amici a casa. Una foto ricordo e proseguiamo a piedi verso il punto concordato con il resto dello staff AMKA per la giornata dedicata ai vaccini, alla diagnosi prenatale e alle sensibilizzazioni. Nel cammino ci guardiamo un po’ perplessi interrogandoci su quanto appena visto: la famiglia è rientrata dopo più di due mesi di assenza, la porta di casa era aperta e all’interno non vi era nulla se non una stuoia in rafia dove l’intera famiglia dormiva.
Federico Munaretto
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