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Intervista a Dolores
Alessandro Cozza, il direttore della rivista AMKA TIMES, ha intervistato Dolores Gambale, infermiera volontaria impegnata da giugno nel programma di lotta alla malnutrizione di AMKA in Congo (RDC).
1) Dolores, tu sei un’infermiera pediatrica con specializzazione sulla nutrizione che ha deciso di mettere le sue competenze e la sua formazione al servizio dei villaggi della Rep. Dem. Congo nei quali opera Amka, da dove nasce questa scelta? Come l’hai maturata?
All’età di 13 anni ho iniziato a sognare l’Africa. Il desiderio di mettermi a servizio dell’altro, di donarmi e di condividere quello che ho, è stato un po’ il motore di ogni mia scelta, dalle scuole superiori all’università. Ho deciso di diventare un’infermiera pediatrica perché penso che i bambini devono essere considerati tali in ogni parte del mondo e tutti hanno diritti di essere curati e amati. Due anni fa sono riuscita finalmente a metter piede in Africa. Ho svolto un periodo di servizio civile in Zambia nel progetto Rainbow dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, occupandomi principalmente di malnutrizione infantile. Lì ho sentito il cuore battere per questi piccoli indifesi e per le loro famiglie e ho deciso di voler continuare a lavorare in ambito nutrizionale. Questo perché la malnutrizione spoglia il bambino della sua dignità, della voglia di vivere, di giocare insieme agli altri bambini, di studiare. Ho sentito di volermi dedicare a questa causa e sostenere questi bambini nella loro lotta per la vita. Dopo un anno in Zambia, una volta rientrata in Italia, allo scoppio della pandemia, ho lavorato a Piacenza per lungo tempo. Durante questo periodo , leggendo l’esperienza di Elena e Guglielmo con Amka , ho sentito nuovamente il richiamo africano e ho deciso di entrar a far parte di questa piccola-grande famiglia congolese . E cosi da giugno sono a Lubumbashi e ci resterò fino a dicembre.
2) Con Amka stai seguendo tutti i progetti in ambito nutrizionale – unità nutrizionale terapeutica, unità nutrizionale supplementare e sicurezza alimentare – ci racconti come stanno andando queste settimane di lavoro? Quali sono le ultime novità sui progetti?
Amka è presente in una regione congolese chiamata Haut- Katanga. Nonostante non venga considerata come una zona d’emergenza rispetto a molte altre del Paese, la situazione dei bambini, nel loro periodo più vulnerabile è critica, specialmente per l’assenza di alimenti terapeutici specifici e di strumenti per la loro presa in carico. Gli ospedali pubblici sono spesso in sciopero, per cui diventa difficile riferir loro le situazioni più gravi. La pandemia ha inoltre influenzato la distribuzione dei fondi e degli utili in Congo a favore delle zone maggiormente a rischio. Facendo parte del Cluster nutrizione, ogni mese prendiamo parte alle riflessioni sulla situazione del paese e al momento, a livello internazionale, si è deciso di investire principalmente sulla prevenzione della malnutrizione, tralasciando la presa in carico dei bambini che richiede più fondi e investimenti. Purtroppo la nostra zona è caratterizzata da numerosi casi di malnutrizione severa e noi, come Amka, non ce la sentiamo di tirarci indietro e di rifiutare cure e trattamenti a questi bambini che rischiano la vita. È per questo che stiamo lavorando per strutturare al meglio il programma nutrizionale, non solo ciò che riguarda le attività di supplemento, ma anche quelle ambulatoriali per poter arrivare un giorno ad avere un reparto di pediatria intensiva così da curare al nostro centro anche i bambini più gravi.
3) Avevi un sogno, assicurare la guarigione a 10 bambini malnutriti. Sappiamo che per realizzare questo sogno hai lanciato un appello per contribuire alla campagna “Let’s Congo: insieme per la malnutrizione”. Come sta andando la raccolta fondi? A cosa serviranno i soldi ricevuti?
La campagna di raccolta fondi per la lotta contro la malnutrizione sta andando benissimo. Abbiamo raddoppiato l’obiettivo che c’eravamo posti all’inizio e l’abbiamo anche superato! Tantissime persone hanno deciso di aiutarci e di sostenerci in questo progetto. È stato veramente bello. Grazie alle tante persone che ci hanno aiutato, potremmo completamente sostenere il trattamento nutrizionale e medico di 20 bambini. Nell’unità nutrizionale supplementare doniamo una” razione secca”(mais e soya) al bambino, tale da rispondere alle sue esigenze nutrizionali. Se la malnutrizione è severa, il pacchetto nutrizionale cambia e deve essere rafforzato in proteine e micronutrienti. Oltre alla parte nutrizionale, bisogna tener conto dell’accompagnamento medico di questi bambini perché molte volte presentano una compromissione del sistema immunitario ed infezioni sistematiche da trattare con urgenza. Con i soldi della raccolta fondi, possiamo accompagnare questi bambini , continuando la sensibilizzazione e la formazione delle loro famiglie sui temi principali di salute, nutrizione e sicurezza alimentare.
4) Dopo mesi di lavoro a contatto con la realtà congolese, quali sono le emozioni e le sensazioni che ti porti dentro? Quale messaggio lanceresti ai ragazzi che oggi stanno pensando di vivere un’esperienza come la tua?
Il primo mese in Congo non è stato semplice. Mi sentivo in balia delle mie emozioni rispetto a quello che vedevo, alle ingiustizie quotidiane, alla corruzione e all’impotenza che provavo di fronte ad alcune situazioni. È sicuramente un Paese difficile, dove la contraddizione ne fa da vera padrona . Dopo mesi qui mi sento sicuramente a casa, nonostante le difficoltà quotidiane. È bello andare nei villaggi, salutare le mamme e i bambini. Vivere la semplicità della quotidianità e delle relazioni. Imparare ad apprezzare ogni cosa, ogni goccia d’acqua disponibile, ogni pioggia che arriva, ogni fiore che sbuca qui e là, il sole che riscalda la pelle, ogni sorriso e abbraccio ricevuto. Tutto questo incorniciato dalle mille difficoltà quotidiane del tempo lento abitato da mille attese, incomprensioni, indisponibilità di materiali, programmi che cambiano. Negli ultimi mesi abbiamo perso dei bambini e il cuore è stato abitato dalla rabbia per cui fare tutto il possibile non è abbastanza e per salvare un bambino ci si deve imbattere in mille ostacoli da sormontare. Ostacoli più grandi di te, ostacoli rappresentati dalle istituzioni, dalle tradizioni, dalle credenze Le istituzioni sono corrotte. A volte prevale l’impotenza, a volte l’incertezza del futuro. A volte c’è la sensazione di essere un granellino di sabbia e di non riuscire in quello che si vorrebbe. Ma bisogna esserci. Bisogna conoscere quello che accade intorno a noi. Ho sempre visto il mondo come una casa con mille stanze, da conoscere e amare. Bisogna prendersi cura di questa grande casa, bisogna abitarla e viverla. Oggi sono in questa grande stanza incasinata, chiamata Repubblica Democratica del Congo e voglio mettermi in discussione . A quelli che desiderano fare un’esperienza del genere, cosiglio di seguire il cuore e la “chiamata” a spingersi un po’ più in là, oltre le proprie sicurezze. Ci si conosce e si cresce nell’incontro con l’altro. E se poi ogni granellino di sabbia comincia a lavorare con gli altri granellini, si otterranno certamente cose belle! Insieme si può fare tanto! On est ensemble!
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