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Il Programma PTME di Amka: La Storia di Katy

Mi chiamo Katy Kapinga, ho 30 anni, sono sieropositiva e lo scorso 7  febbraio ho partorito un bebè al 7° mese di gravidanza.

Ho scoperto il mio status pochi mesi fa, durante un controllo pre-natale.

Rispetto alla mia prima gravidanza, mi sentivo molto più debole e senza forze. Il medico si è accorto subito che qualcosa non andava, il mio bimbo cresceva meno del previsto e così mi ha prescritto vari esami, fra cui il test dell’HIV.

Mentre facevo gli esami Francine, l’assistente sociale di AMKA mi ha chiesto se sapessi cosa fosse e come si trasmettesse l’AIDS. “Ne ho sentito parlare alla radio, si prende bevendo dalla stessa fonte, con un bacio o a causa della sorcellerie (stregoneria)” risposi senza farci troppo caso.

Poco dopo, Francine mi chiamò nella stanza e sedendosi accanto a me mi spiegò che il mio test era risultato positivo. Mi sentii male a quella notizia, in un istante pensai “Morirò domani. E’ colpa mia, non potrò più farmi vedere nel quartiere.”

L’assistente sociale con calma mi spiegò il progetto, le possibilità per me e per il mio bambino, e molte altre cose, ma io non la sentivo, nella mia testa risuonava solo la parola POSITIVO.

Il giorno dopo squillò il telefono era Francine che con voce dolce mi chiese come stessi e se avessi dormito.

Non mi aspettavo quella telefonata, si stava preoccupando davvero di me! Capii che potevo fidarmi e così decisi di tornare a trovarla in clinica. Le assistenti sociali mi sono state molto vicine, e mi hanno aiutato a capire che la vita continua; che l’HIV può essere tenuta sotto controllo con le medicine e che ero ancora in tempo per salvare il mio bambino! Questa notizia mi diede un po’ di speranza, dovevo farlo almeno per lui.

Purtroppo quando arrivarono le contrazioni il mese scorso non ci eravamo ancora preparati alla nascita e io e mio marito non avevamo abbastanza soldi per permetterci il parto alla Clinica Universitaria, così mi recai al Centro di Salute del mio quartiere, ma avevo tanta paura.

Pascal pesava 1900kg, e l’hanno messo in una culla termica per proteggerlo. Francine è venuta subito a trovarci, ha parlato con i medici del centro di salute ed ora si prende cura di noi: ogni mercoledì vado da lei per far controllare la crescita di Pascal e per ritirare il latte in polvere per la settimana. Sto molto attenta a far bollire bene l’acqua prima di preparare il biberon, che mio marito e la mia famiglia hanno accettato perché il bambino è molto piccolo.

Non sono ancora riuscita a parlare con mio marito di quanto è successo e non so se anche lui sia malato o meno, ma ora devo concentrarmi su Pascal per garantirgli un futuro…sono sicura che ce la faremo!

Liz, Giovanni, Carlo e Cinzia corrono la staffetta. Sostieni anche tu il “KATY TURBO TEAM”!

 

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