In questi giorni porto dentro, da giovane donna quale sono, una rabbia bruciante, che non…
Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra…
Le armi sono spesso affascinanti. Quantomeno tra il sesso maschile. Altrimenti come potremmo spiegare la diffusione di armi cha va avanti da millenni. Le ragioni non sono legate esclusivamente alla paura e all’istinto di difesa. La verità è che le armi ci piacciono molto. Ci fanno sentire forti e invulnerabili. Anche i bambini subiscono la stessa seduzione. Un fucile, una pistola laser o una superbalestra spaziale sono giocattoli molto apprezzati. Eppure in questo mondo c’è chi, prima di altri, si stanca delle armi e del loro utilizzo perdendo rapidamente l’iniziale attrazione: sono i bambini soldato. Si parla spesso di questo fenomeno. Ogni volta utilizzando frasi pietistiche e strappalacrime. Ma chi sono i bambini soldato e per quale motivo decidono di arruolarsi? I bambini soldato sono bambini in estrema difficoltà e sono il frutto, soprattutto in Africa, della distruzione della società comunitaria. I bambini soldato sono ragazzi di strada, senza speranza, con un evidente complesso di inferiorità e spirito di rivalsa latente. Chiaramente, molti di essi, vengono costretti ad arruolarsi e a combattere. Ma molti altri subiscono il fascino di una “opportunità”, forse la sola che la vita gli abbia mai concesso. Nel 1997 in Congo RD 5000 bambini risposero ad un invito ad arruolarsi trasmesso via radio. Si disse che decisero spontaneamente. Certo, senza un fucile puntato sulla schiena. Ma la fame, la solitudine, l’essere derelitti, pietre che rotolano sono spinte potenti quanto una minaccia di morte. Semplicemente perché in fondo sono la stessa cosa: minacce di morte. Secondo l’UNICEF ad oggi sono oltre 300.000 i bambini soldato nel mondo. In Congo più di 20.000. Si arruolano indifferentemente sia tra le forze governative che tra i ribelli. Chi li recluta gli garantisce un piatto di riso e fagioli e gli da in mano un fucile. Finalmente, direbbe uno di loro, con un’arma posso essere protagonista del mio destino. I bambini soldato sono perfette macchine da guerra. Non protestano mai, vedono nei “capi” figure paterne, non vorrebbero in alcun modo deluderli. I bambini soldato si infilano dovunque, passano tra i fili spinati e tra pertugi impossibili. I bambini soldato non hanno paura di morire. Non ci pensano. Nessun bambino pensa alla propria morte. C’è tempo, c’è molto tempo. I bambini soldato assumono droghe, droghe potenti. La droga li rende ancora più coraggiosi e soprattutto bramosi di sangue. I bambini sono i più sanguinari e crudeli nel campo di battaglia. Non hanno pietà, non provano rimorsi. Devono uccidere, e loro uccidono. Secondo un rapporto sui nuovi combattimenti in Nord Kivu – Repubblica Democratica del Congo, pubblicato da Amnesty International nei giorni scorsi, per ogni due bambini soldato rilasciati, cinque vengono arruolati. Chi rifiuta viene ucciso. Chi tenta di scappare viene ucciso. Chi, adesso, dopo aver conosciuto una scuola, una casa e un pò di calore, dice di non voler andare al fronte perché ha paura, viene ammazzato. Degli ex-bambini soldato, riuniti nel Nord Kivu grazie al programma nazionale di smobilitazione, circa la metà sembrerebbe essere stata già reclutata dai gruppi armati che combattono nella regione. Eppure il 23 gennaio 2008 era stato firmato un “Atto di impegno” che prevedeva la fine delle violazioni dei diritti umani tra cui il reclutamento di minori. Il dramma esiste, e peggiora ogni giorno. A volte mi sembra che non si possa far nulla e che ogni piccolo passo in avanti si accompagni ad un regresso di kilometri. Non è la mia percezione. E’ la realtà. Penso tuttavia che occorra lavorare a prescindere dai risultati e che le gocce in un oceano son pur sempre gocce. Le chiavi per scardinare meccanismi di ingiustizia e violazione come questi sono informazione ed educazione. Sempre meglio raccontare che star zitti. Sempre meglio andare a scuola. Per i bambini di tutto il mondo è l’unica salvezza.
Alessandro Di Battista
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