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HIV madre delle future generazioni congolesi
Il tema dell’AIDS porta con se una vasta gamma di significati, immagini ma soprattutto pregiudizi, legati ad una malattia che non si comprende e che nell’era della scienza è una delle poche che porta alla morte senza troppe spiegazioni.
E’ la malattia di un mondo pieno di tabù nella società occidentale, il mondo delle perversioni e debolezze o semplicemente di quella realtà che la società tiene nascosta. Ma nel sud del mondo, in Africa , nel Congo, nella città di Lubumbashi le cose girano davvero al contrario, l’AIDS è una malattia “popolare”.
Questa malattia sta per vestire i panni di una pandemia che si diffonde davvero in fretta, ma questo non è il dato più agghiacciante, quello che veramente ci deve far riflettere è l’età della popolazione malata, poiché l’altissima concentrazione di affetti è rintracciabile tra i minori di cinque anni.
Il 90% dei bambini infatti contrae il virus dell’HIV durante la gravidanza, il parto o l’allattamento, proprio nel momento della vita a questi bambini viene trasmessa la sicurezza di una morte precoce e di una esistenza malata.
Questo dato non è significativo in assoluto ma se teniamo ben presente che il numero di figli nelle famiglie congolesi non è mai inferiore a tre o quattro e arriva a raggiungere senza troppi intoppi i dieci figli per nucleo familiare allora si ritorna con facilità al dato iniziale che in pochi decenni ha fatto sì che la percentuale dell’AIDS in un Paese come il Congo, fosse così alta.
Al contrario di quello che si pensa nel mondo moderno una delle cause maggiori di trasmissione di questa malattia non è la trasmissione sessuale ma quella da mamma a bambino. Durante il parto infatti i bambini contraggono l’HIV dalla mamma e questo fa sì che al giorno d’oggi gran parte dei nuovi figli del Congo sono malati.
In questo modo l’AIDS nel Sud del mondo può scrollarsi di dosso una parte di pregiudizi ma non per questo minore deve essere la lotta che la ostacola, anzi alla luce di quanto detto è fondamentale interrompere questo flusso che da vita a generazioni malate e che non hanno nessuna colpa.
L’alta mortalità che porta questa malattia non è solo un dato allarmante da un punto di vista sanitario ma un significato più preoccupante per il futuro del Congo. Le vittime della malattia sono bambini e persone in età produttiva come ci insegna la formula dello sviluppo il capitale umano rappresenta una componente fondamentale.
La generazione in età lavorativa di questo Paese in grado di produrre e risollevare le sorti dell’economia di questo Paese è una generazione malata.
L’HIV non è dunque solo una malattia a livello medico ma è anche la malattia della povertà.