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El Bosque de la Vida

Stamattina dopo la riunione con i prof del Basico per definire l’agenda dei diversi taller, sono andata con Rony a visitare il cosidetto Bosco della Vita, una vera e propria giungla come descritta da quella di Kipling a pochi metri dalle ultime case di Nuevo Horizonte.
Rony mi spiegava nel dettaglio i nomi di tutti gli alberi, come si utilizzano, che frutti danno, le particolarità del loro legno, come trarre medicine e cure dalle diverse piante, per esempio per curare la malaria, la diarrea, o per stimolare le contrazioni in un parto difficile.
Mi ha raccontato anche i suoi diciassette anni di vita nel bosco e di come non è stato facile, una volta finita la guerra, riambientarsi alla vita in “casa”. Il suo rapporto quasi simbiotico con la giungla mi ha ricordato Mowgli.
Conosce ogni pianta, ogni fiore, ogni farfalla, ogni uccello. Ha un rispetto per la natura come lo si può avere per la casa dei propri genitori, perché davvero la giungla è stata la sua casa per 17 anni, offrendogli riparo, nutrimento, relazioni umane forti, e mantenendolo vivo nel corpo e nella mente.
Mi ha raccontato come dovevano dovevano camminare durante la guerrilla per non lasciare orme e come capire se il nemico era già passato per quella strada (ad esempio sentire se impercettibilmente le ragnatele si rompevano al loro passaggio).
 
Fotografia: Lorenzo Monacelli
Ho ascoltato con grande interesse tutte le sue storie mentre camminavamo fino a quando non ho quasi calpestato un serpente di due metri che era rimasto immobile come un ramo al passaggio di Rony. Un serpente lungo due metri, velenoso, di colore verde fluorescente. Qui lo chiamano Lora. Ho fatto quello che non si deve fare normalmente: ho comincato a gridare, a correre e infine a saltellare sulle spalle di Rony, che sorrideva sereno nella sua barba.
“Se i serpenti non si sentono attaccati, non attaccano. Cerca di non fare più quello che hai appena fatto.” Poi come se nulla fosse ha ripreso a parlarmi di piante, progetti, farfalle; ma la mia mente ormai non rusciva a pensare altro che a stare vigile in questa giungla, che purtroppo, per me, non è casa.
 

Eugenia Pietrogrande

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