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Disastro ecologico in Guatemala

ECOCIDIO_LA_PASIONSi è verificata una catastrofe naturale senza precedenti in Guatemala. Lo scorso mese le autorità e gli abitanti del Petén, che vivono sulle sponde del fiume La Pasión, hanno raccolto più di 60 quintali di pesce morti a causa di un pesticida riversato nel fiume. Dopo una serie di analisi si è scoperto che il colpevole è un agrochimico utilizzato per finalità agricole, il Malation, proibito a livello mondiale a causa dell’alto livello di tossicità.

La Pasión è un fiume di circa 345 km che attraversa il Petén, la regione nord del Guatemala. Il Petén è quasi interamente ricoperto da giungla e proprio per questo l’intera regione è un’area protetta riserva della biosfera Maya. La Pasión attraversa questa regione ricca di flora e fauna e offre sostentamento con i suoi pesci e la sua acqua a centinaia di comunità che vivono sulle sue sponde.
Percorrendo in barca questa vena della regione si possono ammirare i principali siti Maya ma la biosfera del Petén non è composta solo da un’immensa varietà di animali, piante o siti millenari.
Le monocoltivazioni di Palma africana, cresciute agli inizi di questo secolo, hanno trovato nel Petén le condizioni geografiche e climatiche adatte alla sua coltivazione. Le richieste crescenti di olio di palma da parte del commercio internazionale, la presenza di attori economici nazionali e lo storico problema sulla proprietà e uso della terra hanno fatto espandere le imprese di Palma africana a un livello senza precedenti.
Nonostante la chiara insostenibilità ambientale e umana che le monocoltivazioni portano con se, oggi è impossibile nascondere questo disastro ambientale. A fine maggio inizia a circolare la tragica notizia, corredata da foto, della contaminazione del fiume La Pasión. Le popolazioni coinvolte hanno indicato un responsabile dell’ecocidio: la Palma Africana.
Una delle imprese segnalate come colpevoli di aver contaminato l’acqua è l’impresa Reforestadora de Palma (Repsa) che, in un primo momento, ha assicurato di non essere la causa della contaminazione, perché non usa quel tipo di pesticida, e si è resa disponibile ad approfondire le cause del disatro. Oggi invece la Repsa ha ammesso pubblicamente che il 28 aprile, a causa dell’intensa pioggia, i raccoglitori di acqua che utilizzano sono strasbordati.
Più di 60 quintali di 23 specie differenti di pesci sono morte.
Nel frattempo le attività di questa impresa sono state sospese per quindici giorni.
In un forte momento di instabilità politica interna, il Governo Guatemalteco ha dichiarato i primi di luglio di essere ancora in attesa di ulteriori analisi per determinare le cause della contaminazione.
E’ più di un mese che l’intera regione del Petén è in allerta rosso e le popolazioni colpite non ricevendo risposte adeguate hanno iniziato a mobilitarsi.
Il 15 di giugno la popolazione ha bloccato le 5 imprese che si occupano di Palma: REPSA, NAISA, TIKINDUTRIAS, PALMAS DEL IXCÁN Y UNIPALMA. Le popolazioni colpite chiedendo un tavolo di discussione unico che coinvolga le popolazioni, le imprese, il governo e i municipi.
La popolazione non chiede un risarcimento economico, ma chiede la restituzione della terra da parte di queste imprese, ettari e ettari di terre che hanno bisogno di essere riforestate.
La gestione delle risorse naturali, la difesa della vita nella sua accezione più ampia, la protezione dell’ecosistema e i diritti umani violati delle popolazioni coinvolte esigono misure urgenti. La morte dei pesci e degli altri animali acquatici, gli effetti sulla biodiversità, la salute, la sovranità alimentare e le economie familiari colpite meritano una logiche sostenibili che rispettino i diritti delle generazioni future.
Donatella Ferraro
Foto: Prensa Libre – Eduardo Sam

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