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Nessun rischio per i nostri volontari: la febbre emorragica EBOLA
Una delle attività principali di AMKA Onlus è quella di sensibilizzare ed informare: lo facciamo in Congo ed in Guatemala su temi quali salute, igiene, prevenzione, educazione, accesso al credito, uguaglianza di genere, etc e lo facciamo in Italia su tematiche quali la cooperazione, lo sviluppo, il divario nord-sud, etc.
In un momento come questo, in cui la Repubblica Democratica del Congo è tornata sulle prime pagine dei giornali, facendo capolino con immagini raccapriccianti, a causa dell’insorgere di alcuni casi accertati di febbre emorragica EBOLA, ci sembra importante fare la nostra parte: informare e sensibilizzare.
In queste settimane una decina di volontari si trovano in Congo ed altri si accingono a partire. Abbiamo a cuore la loro incolumità così come quella dei nostri collaboratori ed operatori sul posto ed è per questo che teniamo costantemente la situazione monitorata.
La zona della Repubblica Democratica del Congo in cui si sono manifestati casi accertati della febbre emorragica è nella provincia dell’Equatore (nord-est), è una zona rurale con clima e ambiente molto diverso da quello di Lubumbashi (zona di savana), oltre ad essere a notevole distanza (ricordiamo infatti che la Repubblica Democratica del Congo ha un’estensione pari a Francia, Italia e penisola Iberica). Questi elementi ne abbassano fisiologicamente le possibilità di contagio, avendo il virus origine animale ed un emivita abbastanza breve.
Al momento studi effettuati da Medici Senza Frontiere in collaborazione con il Ministero della Salute Pubblica Congolese non dimostrano alcun collegamento fra questi casi e l’epidemia ben più consistente che sta interessando altri Paesi Africani.[1] Il focolaio congolese sembra essersi trasmesso all’uomo attraverso la macellazione di un animale selvaggio cacciato in foresta; la malattia infatti è di origine animale.[2]
Le autorità sanitarie locali hanno preso le precauzioni necessarie a circoscrivere l’area colpita dal focolaio del virus e ad impedirne la diffusione in altre zone del Paese: l’area è stata messa in quarantena, i già precari collegamenti con il resto del Paese sono stati limitati e gli aeroporti congolesi sono stati dotati di “termometri laser” per individuare ogni possibile caso sospetto.[3]
Anche il Ministero della Salute Italiana e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad oggi non raccomandano alcuna restrizione di viaggi e movimenti di persone, verso la Repubblica Democratica del Congo, ma consiglia solo alcune precauzioni elementari quali evitare il contatto con fluidi corporei di persone malate e/o decedute, oltre alle normali precauzioni consigliate normalmente per i viaggi nell’Africa Sub-Sahariana:
– evitare di consumare cibi non cotti,
– evitare di macellare e consumare carne di animali selvatici
– lavarsi frequentemente le mani.[4]
Ad oggi la zona di Lubumbashi è ritenuta sicura (percentuale di rischio di contagio molto basso, simile allo 0%).[5]
Gli occidentali finora colpiti dall’epidemia (in Africa Occidentale e non in Congo), sono tutti operatori sanitari (medici ed infermieri), che a causa del loro lavoro sono entrati in contatto con il virus. Le attività sul campo cui i volontari di AMKA prendono parte durante la loro esperienza di volontariato, non rientrano in attività a rischio in quanto non prevedono interventi di cura e/o diagnosi sanitaria; i ragazzi saranno impegnati in attività di sensibilizzazione, ricreative e di sostegno alle attività produttive.
Per queste ragioni al momento i viaggi di volontariato internazionale proseguono.
AMKA continua a monitorare la situazione e ad informare i volontari e le loro famiglie.
[1] www.medicisenzafrontiere.it Comunicato stampa del 26/08/2014
[2] www.adnkronos.com Categoria Fatti – Articolo del 27/08/2014
[3] www.misna.org Categoria Medicina e Salute – Notizia del 25/08/2014
[4] www.salute.gov.it Comunicati stampa del 31 luglio 2014 e dell’8 agosto 2014
[5] www.gravita-zero.org EBOLA: se il rischio arriva dal cielo. (ricerca scientifica tedesca con mappa interattiva che indica la % di rischio di arrivo del virus nei maggiori aeroporti di tutto il mondo)
Marcella Mondini
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