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Il Programma PTME di Amka: La Storia di Dorcas
Mi chiamo Dorcas, ho 25 anni, ho 2 figli e sono al 5° mese di gravidanza.
Due anni fa, mentre ero incinta del mio secondo figlio mi sono ammalata: la tosse era molto forte e non passava, dunque sono andata all’ospedale della Katuba – il quartiere dove vivo della città di Lubumbashi – mi hanno diagnosticato la tubercolosi.
Mentre ero ricoverata per le cure, il medico mi ha spiegato che sarei stata sottoposta ad una serie di analisi per capire come mai mi fossi ammalata, fra cui anche il test per il depistaggio dell’HIV.
Sul momento non diedi peso alla cosa, ma quando le assistenti sociali del progetto PTME (prevenzione trasmissione madre bambino) vennero a parlarmi per informarmi che il mio test era risultato positivo, mi sentii frastornata.
Come poteva essere? Proprio a me?
Mi consigliarono di parlarne con mio marito, ma io non me la sentivo di farlo da sola e chiesi a Fathy di assistermi. Quando mio marito mi venne a trovare Fathy gli spiegò con calma il mio stato di salute, Chrispin scoppiò a piangere e iniziò a chiedermi scusa. Lui sapeva di essere malato già da tempo, ma non aveva mai trovato il coraggio di dirmelo. Per me fu come una pugnalata alla schiena.
Cosa fare? Ero molto arrabbiata, ma avevamo una figlia a casa ed un bimbo in arrivo; come avrei potuto fare da sola? Cosa avrebbe pensato la gente? E così piano piano, grazie anche all’aiuto delle assistenti sociali, riuscimmo a riconciliarci e a farci forza a vicenda per affrontare la situazione.
Rimasi in ospedale per parecchio tempo, il bimbo nacque prematuro e non potei allattarlo perché il mio stato di salute era troppo precario e la carica virale alta. Per fortuna AMKA ci aiutò: ogni settimana andavo in ospedale a ritirare il latte in polvere e a far controllare la crescita del piccolo DieuMerci, ogni 6 mesi fu sottoposto al test di controllo. Cresceva sano, ma fino al 18 marzo scorso abbiamo tenuto il fiato in sospeso, poi…nostro figlio è SANO!!!
Questa immensa gioia ci da la carica giusta per affrontare al meglio la nuova gravidanza: mi sto facendo seguire in ospedale fin dall’inizio, seguo scrupolosamente i consigli del medico, faccio attenzione all’alimentazione e prendo regolarmente la mia terapia antiretrovirale. Questa volta vorrei riuscire a tener a bada il virus in modo da poter allattare al seno il mio prossimo figlio; infatti per una mamma africana poter dare il cibo, che è vita, al proprio piccolo è la gioia più grande.
Grazie ad AMKA, al progetto PTME ed a tutti i sostenitori vicini e lontani, noi mamme sieropositive abbiamo ritrovato la speranza e la voglia di guardare al futuro!
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